L'idea di nazione by Federico Chabod

L'idea di nazione by Federico Chabod

autore:Federico Chabod
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Patria, Politica
ISBN: 978-88-420-0388-5
editore: Laterza
pubblicato: 1961-07-06T16:00:00+00:00


« Dunque niente precetti universali, niente riforme generali secondo ‘ un ’ modello; ma, anche nella vita dei popoli, come in quelle degli individui, si promuova lo sviluppo dell’anima nazionale, della ' individualità ’ specifica, diversa da popolo a popolo. Non esistono leggi e costituzioni perfette in sé, in assoluto; ma leggi ‘ adatte ’ a questo o a quel popolo... il saggio fondatore di istituzioni non comincia dal redigere leggi buone in se stesse, ma esamina prima se il popolo, al quale le destina, sia capace di sopportarle... Mille nazioni che hanno brillato sulla terra non avrebbero potuto sopportare buone leggi... ” (Contrat social, II, 8).

« “ ...Questi oggetti generali di ogni buona istituzione devono essere modificati in ogni paese dai rapporti che nascono sia dalla situazione locale sia dal carattere degli abitanti; ed è in base a queste relazioni che bisogna assegnare a ciascun popolo un sistema particolare d’istituzione, che sia il migliore, magari non in se stesso, ma per lo Stato al quale è destinato... In una parola, oltre che le massime comuni a tutti, ogni popolo racchiude in sé qualche cosa che le ordina in una maniera particolare e rende la sua legislazione adatta a lui solo. ” (ibid., II, 11).

« Importanza decisiva hanno perciò i ‘ costumi ’, che sono proprio quelli che differenziano popolo da popolo, laddove la ragione astratta pretenderebbe norme comuni a tutti: “ A queste tre specie di leggi se ne aggiunge una quarta, la più importante di tutte, che non si incide né sul marmo, né sul bronzo, ma nel cuore dei cittadini; che forma la vera costituzione dello Stato; che acquista ogni giorno nuove forze; che, quando le altre leggi invecchiano o si estinguono, le rianima o le supplisce, conserva un popolo nello spirito della sua istituzione, e sostituisce insensibilmente la forza dell’abitudine a quella dell’autorità. Io parlo dei costumi, delle consuetudini, e soprattutto dell’opinione; parte sconosciuta ai nostri politici, ma dalla quale dipende il successo di tutte le altre; parte di cui il legislatore si occupa in segreto, mentre sembra limitarsi a regolamenti particolari, i quali non sono che il sesto della volta, di cui i costumi, più lenti a nascere, formano in definitiva la chiave incrollabile ” (ibid., II, 12).

« Senza dubbio, non è che prima di Rousseau non si ammettesse il valore dei costumi, cioè del particolare, che potevano e dovevano limitare e modificare, nell’applicazione concreta, il generale, cioè la norma dettata dalla ragione e valida, teoricamente, per tutti. Proprio il maggiore dei pensatori politici del ’700 prima del Rousseau, proprio il Montesquieu aveva lasciato alle causes particulières la possibilità di attenuare, in certa misura, l’effetto, altrimenti troppo meccanico, delle causes générales; proprio lui aveva sancito solennemente, all’inizio dell’analisi dei rapporti fra clima e leggi, che “ se è vero che il carattere dell’ingegno e le passioni del cuore sono estremamente differenti nei diversi climi, le leggi devono essere relative, e alla differenza di queste passioni, e alla differenza di quei caratteri ” (Esprit des lois,



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